
Le grafiche di 14 straordinarie etichette di birra che (probabilmente) non avete mai visto

Certamente per una birra ciò che è importante è che abbia un buon gusto, ma non si può negare che anche l’imballaggio abbia una certa influenza sulle decisioni d’acquisto delle persone. Circa una decina di anni fa, molti produttori di birra si affidavano al classico “amico” per progettare il confezionamento della propria birra. Oggi non è più così.
Con così tante birre in competizione sugli scaffali, per attirare l’attenzione dei consumatori le etichette sono diventate una parte fondamentale della strategia di marketing di ogni birrificio. Detto ciò, quali birrifici hanno escogitato disegni davvero straordinari? Diamo uno sguardo a 14 che si distinguono dagli altri.
Birrificio 21st Amendment
Avreste mai pensato che le migliori etichette si trovassero su una lattina? Per la 21st Amendment Brewery, la decisione di utilizzare le lattine – e soltanto lattine – era del tutto intenzionale.
“Nel 2005 mi trovavo fuori dal Great American Beer Festival e ho davvero visto il futuro della birra artigianale – ha detto il co-fondatore Shaun Sullivan in un’intervista a Cool Material – a quel tempo nessuno stava utilizzando la lattina come contenitore di birra artigianale, quando invece è portatile, facile da riciclare e perfetta da consumare all’aria aperta. È stato anche interessante da un punto di vista di marketing capire come l’etichetta di una lattina prende 360°, a differenza della bottiglia. Accoppiata con il box che contiene le lattine, abbiamo a disposizione una grande tela sulla quale poter raccontare la nostra storia”.
Con sede a San Francisco, Sullivan e i suoi partner hanno lavorato a stretto contatto con TBD Pubblicità in Oregon per realizzare un disegno per ogni nuova birra che sarebbe arrivata sullo scaffale. “La progettazione e la creazione di nuove birre è la sua cosa che preferivo dopo fare la birra” ha in seguito dichiarato Sullivan.
Birrificio Evil Twin
Si potrebbe pensare che una fabbrica di birra con questo nome creativo sia una figata pazzesca e che abbia un design tipo frattale e un intero team di designer che ci lavora. Ma non è questo il caso. Il nome della birra e la progettazione dell’etichetta del birrificio Evil Twin è suddiviso interamente tra i suoi due co-fondatori: Jeppe Jarnit-Bjergsø e Martin Justesen.
Jarnit-Bjergsø è responsabile dell’ideazione dei nomi delle birre (anche se ammette che la moglie, che è un copywriter di professione, inventa la maggior parte di essi), mentre Justessen progetta le etichette.
“Spesso inizio a buttare giù uno schizzo quando sento il nome della birra – dice Justesen – L’aspetto di una etichetta dell’Evil Twin è piuttosto geometrico e grafico. Ogni etichetta è costruita da forme triangolari. Mi piace per le etichette lavorare su due livelli: il primo deve essere utile a catturare l’attenzione mentre si è in piedi magri fuori dal locale, il secondo contiene invece più dettagli da scoprire più tardi quando si è seduti e la si guarda da vicino”.
Per quanto riguarda invece la denominazione della birra?
“Alcuni dei nostri preferiti sono Ancora più Gesù (Even more Jesus), Bikini Birra (Bikini Beer) e Prima, durante e dopo Natale (Before, During and After Christmas). La nostra filosofia dietro i nomi della birra è che non devono essere strani solo per essere strani – dice Jarnit-Bjergsø – Detto questo, mi piace l’idea di avere nomi che non hanno senso. Significa che se vedi il nome, devi pensare un attimo a questo e considerare che cosa è. Se una birra si chiama Brown Ale, il nome si dimentica un secondo dopo averlo letto perché tutti sanno che cosa è una Brown Ale e hanno visto quel nome centinaia di volte. Ma se vedete un nome più interessante, automaticamente vi verrà da chiedervi “Che cos’è?” e in questo modo lo ricorderete meglio”.
Birrificio Kiuchi
La Kiuchi produce sake dal 1823, molto prima che aprire il birrificio nel 1996 con il motto di “Consegnare la cultura giapponese in una bottiglia di birra”. Oggi la Kiuchi ha una distribuzione in oltre 30 paesi e al collo una medaglia d’oro vinta all’International Brewing Industry Awards: è chiaro che sono maledettamente bravi a produrre birra.
L’imballaggio della serie Hitachino Nest è caratterizzato da un gufo rosso con il nome della fabbrica di birra scritto in oro. Lo stesso gufo rosso appare su ogni interpretazione della serie, rendendo più semplice riconoscere il marchio in mezzo alle altre birre. Se acquistate una birra di questo tipo, noterete che sia i nomi che i loro ingredienti sono distintamente giapponesi: la Red Rice Ale usa riso rosso, un tipo di antico riso giapponese; la Nipponia utilizza un malto d’orzo e luppolo anch’esso tipico del Giappone; la Ginger Ale utilizza una specie di mandarino selvatico che cresce nei pressi del birrificio. Il presidente, Toshiyuki Kuichi, dice che questi nomi e ingredienti aiutano ad attirare la curiosità degli stranieri.
Oregon Brewing Company
La linea di birre dell’Oregon Rogue Brewing Company è un altro esempio in cui grandi nomi della birra incontrano etichette ben disegnate. Dalla Chipotle Ale (il Chipotle è un tipo di peperoncino) alla Neve Gialla Ale (Yellow Snow Ale) fino alla Ciambella del Voodoo (Voodoo Doughnut che è una birra aromatizzata alla pancetta croccante con sopra lo sciroppo d’acero e viene presentata ina una bottiglia rosa shocking), i nomi e sapori coincidono con la decisa personalità del birrificio. Le illustrazioni su molte delle etichette sono caratterizzate da persone che tengono alzato il loro pugno sinistro o che tengono in mano una birra e offrono un cheers (alla salute) al bevitore.
Altre birre rosse deridono giocosamente la cultura popolare, come la Sriracha Hot Stout Beer (la Sriracha è una tipica salsa piccata della cucina vietnamita) nella foto sotto. La birra è realizzata a partire dall’originale salsa di peperoncino piccante Huy Fong e, secondo Bretty Joyce il presidente del birrificio, è diventata subito fra i prodotti più venduti dal birrificio a pochi giorni dal suo debutto, anche se molte persone trovano il suo sapore tipicamente speziato molto discutibile.
New England Brewing Company
L’etichetta con i Cloni di Star Wars prodotta dalla New England Brewing Company è a dir poco spettacolare e anche la storia che vi è alle spalle è altrettanto divertente.
Ogni anno il birrificio realizza un’edizione speciale della propria birra e fu per questo motivo che nel 2007 venne lanciata per la prima volta la birra con sopra uno Stormtrooper. Fu un successo immediato e il primo lotto fu esaurito praticamente il giorno stesso in cui uscì e la birra stessa divenne rapidamente una sorta di culto per i fan di Star Wars.
Quando fu rilasciata per la prima volta, l’etichetta era caratterizzata dal volto di un Stormtrooper. Ma nel 2010 il birrificio è stato costretto a cambiare l’etichetta a causa di una violazioni del copyright. Per questo motivo oggi lo Stormtrooper sull’etichetta indossa un travestimento da Groucho Marx con tanto di naso e baffi finti. Il cambio di etichetta ha reso la già rara birra a tema Star Wars, ancora più ricercata di quanto già non fosse.
Birrificio Uinta
Con sede a Salt Lake City il Birrificio Uinta ha inizialmente assunto nel 2010 il Collettivo Tenfold, un piccolo studio di design con sede in Colorado. Da allora l’azienda ha creato un sacco di etichette e ha lanciato il suo bellissimo sito web. I colori vivaci e l’attenzione per i dettagli rendono queste etichette divertenti e invitano a soffermarsi per un momento a osservare la bottiglia. Inoltre ricordano molto i manifesti d’epoca del mondo dello sci e richiamano quindi le origini dello Utah e del Colorado.
Sul loro blog, i popoli dell’Uinta descrivono la classica sensazione Uinta (Classic Uinta Feel) quella che si prova quando ci si trova a “riflettere e apprezzare l’aria aperta e la bellezza senza tempo delle montagne del west”. Dopo tutto, omonima della società è la più alta catena montuosa dello Utah le Uinta Mountains appunto.
Birrificio Huyghe
Probabilmente riconoscerete questo birrificio grazie all’iconico elefante rosa. Situato in Beglio, lo Huyghe è famoso per aver inventato le birre Delirium, una birra chiara belga che richiede tre diversi lieviti: nel 1998 fu nominata Best Beer in the World. Anche se i nomi delle birre Delirium sono oggi famosi, la gente di Huyghe ha effettivamente avuto qualche difficoltà a trovarle sugli scaffali proprio a causa del loro nome. Ad esempio, la Delirium Tremens si riferisce ai frullati che gli alcolisti fanno quando soffrono di astinenza che sono spesso accompagnati da visioni (di elefanti rosa).
Nonostante le controversie legate al nome, questa birra è riuscita a diventare uno dei marchi più noti al mondo. Il nome è scritto in quello che sembra lo stesso carattere della Kilkenny, l’elefante rosa è diventato un’icona e la bottiglia bianca – che contrasta in modo interessante con la birra scura contenuta all’interno – è facilmente riconoscibile su uno scaffale, anche perché inizialmente era di ceramica.
Anheuser-Busch
Mentre per la maggior parte delle etichette la creatività è limitata al disegno di ciò che è stampato sull’etichetta stessa, i ragazzi della Anheuser-Busch hanno fatto in modo che a parlare fosse la forma dell’etichetta. Il team marketing del birrificio posiziona la loro birra con tequila Oculto intorno al mondo del mistero e delle serate spontanee fuori con gli amici e riflette tutto ciò nella sua confezione.
L’etichetta Oculto presenta un teschio bianco con gli occhi tagliati. Quando la bottiglia è fredda, il logo diventa fluorescente e dagli occhi vuoti del teschio esce un bagliore verde grazie all’inchiostro termocromico sensibile alla temperatura.
Stone Brewing Company
La grafica e colori sulle birre della Stone sono in grassetto, così come il loro copywriting. Il Gargoyle siede sull’etichetta per proteggere gli amanti dal “giallo frizzante” della birra stessa.
Nella descrizione della loro Arrogant Bastard Ale si legge: “è stata portato avanti su un pubblico ignaro nel 1997, Arrogant Bastard Ale ha apertamente sfidato i padroni tirannici che stavano sfacciatamente tentando di mantenere gli americani incatenati alle catene del cattivo gusto”. Il copy sulla loro etichetta “levitazione” è intoccabile. Leggetela qui sotto e scoprite come prende scherzosamente in giro il lettore.
Magic Hat
Magic Hat è orgogliosa delle sue profonde connessioni con la comunità delle arti nella sua città natale di Burlington nel Vermont (fra l’altro il bar/negozio all’interno del birrificio si chiama The Artifactory), non è quindi una sorpresa che la sua confezione sia un capolavoro artistico. L’etichetta di ogni birra è colorata, trippy con illustrazioni super dettagliate.
Da dove trae ispirazione il design del birrificio? Prevalentemente manifesti di concerti, come scrivono nel loro blog. Diversi anni fa la Magic Hat ha collaborato con l’incisore Jim Pollock, lo stesso Jim Pollock che divenne famoso per la creazione di molti dei manifesti dei concerti più memorabili dei Phish. Al di là di questo caso particolare, la progettazione delle etichette avviene per la maggior parte internamente al birrificio.
L’azienda non si è comunque limitata a collaborare con famosi designer per progettare le loro etichette. Ad esempio qualche anno fa hanno creato un concorso di progettazione chiamato Labels for Libations per raccogliere fondi a favore della scena artistica locale, in cui sollecitavano gli artisti locali a competere per progettare il marchio di una birra che sarebbe stato pubblicato l’anno seguente. Qui l’etichetta vincente dell’edizione 2014 del concorso.
Infine non dimentichiamo il copy sulla parte interna dei tappi della birra più venduta dalla Magic Hat, la #9. Qualcuno ha addirittura dedicato un intero blog su Tumblr alla protezione della saggezza racchiusa sui tappi della Magic Hat. Qui alcuni dei miei preferiti:
Birrificio Cisco
C’è qualcosa di rinfrescante nella semplicità del design. Ciò che Cisco compie con le sue etichette che sono tutte pulite e molto minimal. Ognuna ha un design unico che ricorda tempi passati, come il tagliare la legna nel XIX secolo. Questo approccio semplice ricorda le Nantucket Island, nello Stato del Massachusetts, dove si trova il birrificio e richiamano quindi il suo territorio incontaminato e pulito.
“La maggior parte delle etichette originali contenevano soltanto il nostro logo. Era semplicemente il nome della birra su carta di colore diverso per indicare i diversi stili – spiega Jay Harman uno dei tre fondatori del birrificio Cisco – Col passare del tempo abbiamo iniziato a lavorare su diversi pezzi di legno in modo che i clienti potessero rivivere la loro esperienza dell’isola, ovunque stessero consumando la nostra birra”.
Le etichette sono state progettate in parte dai fondatori del birrificio e in parte da artisti locali delle Nantucket Island. L’artista George Murphy ha creato il logo della Whale’s Tale Pale Ale, Randy Hudson altro socio della Cisco ha realizzato l’etichetta della Sankaty Light e della Indie Pale Ale. E ancora Wendy Hudson il terzo cofondatore di Cisco ha creato l’etichetta della The Lady Grey e il grafico Malcolm Brooks ha fatto il logo della Summer of Lager.
Non sono solo le etichette tradizionali della Cisco ad essere cool, quando la loro recente collaborazione con il gruppo di Ricerca Marina Ocearch. Lo scorso autunno, Cisco ha rilasciato un nuovo birra denominata Shark Tracker Light Lager a favore della ricerca e dell’istruzione sui predatori dell’oceano con l’intento di suscitare fascino invece che paura. Se attivate il QR Code sulla lattina avrete acceso all’App del laboratorio e a molte informazioni sulla loro attività di ricerca sugli squali oltre che a molti video.
Infine in una descrizione della Cisco, non si può non citare le maniglie della spina da loro prodotte: quando si è in un bar affollato e si vuole chiedere una birra, non è importante capire anche visivamente quale si sta scegliendo? Per la Cisco infatti il rubinetto è una sorta di biglietto da visita con il cliente. Questa è la maniglia progettata per la The Lady Grey.
Newburgh
Con così tante birre sul mercato può essere davvero difficile distinguersi sullo scaffale. Questo è ciò che ha spinto il birrificio Newburgh a sollecitare la progettazione di etichette molto colorate occupato e colorato per la loro Cream Ale, in accordo col loro presidente Paul Halayko.
L’etichetta presenta la mascotte dell’azienda Betsy la mucca circondata da icone che rappresentano Newburgh. Potete vedere le immagini della costruzione del birrificio, la Hudson Valley e frasi di cui vanno molto orgogliosi come “Questa birra è nato qui” e “La nostra interpretazione originale di New York”. Progettata dal Modern Good, studio di design di Philadelphia nel 2015 ha battuto 64 marche e ha vinto il premio assegnato dalla CNBC come etichetta più amata.
Flying Dog
Nel 2012 il birrificio Flying Dog ha implementato una nuova confezione con l’obiettivo di riflettere meglio l’arte “follemente caotica, ma ricca di dettagli” di Ralph Steadman sulle loro etichette. Steadman, un prolifico artista che ha prodotto migliaia di illustrazioni, ha creato tutte le etichette originali della Flying Dog dal 1995. I suoi disegni sono illustrazioni d’arte splatter, abitati spesso da creature mitologiche.
Sul sito ufficiale di Steadman, il suo lavoro per la Flying Dog è descritto in questo modo: “Le illustrazioni di Steadman hanno causato indignazione in molte persone, tanto da essere bannate in alcuni Stati, ma hanno portato ai bevitori di birra di tutto il mondo parecchia gioia L’unione perfetta fra gusto e rabbia, poesia per i sensi e un’orgia per l’immaginazione”.
In molte delle sue etichette si trovato dei cani (così qualcosa nelle etichette ha un senso con il nome del birrificio): “Molte delle illustrazioni di Steadman sono bestie mitologiche legate alla figura del cane – recita il blog ufficiale del birrificio – Il personaggio sul nostro Horn Dog Barley Wine è in parte rinoceronte, in parte cane e in parte T-Rex. Questa è la più bella illustrazione che stiamo attualmente utilizzando sulle nostre etichette”.
Lagunitas
Le etichette della Lagunitas sono molto riconoscibili poichè caratterizzate da uno sfondo bianco che fa molto old school e le lettere tutte in maiuscolo. Questa semplicità delle loro etichette, ha causato qualche problema al marchio depositato in passato. In questo momento il birrificio ha quattro marchi registrati e due sono in sospeso (tra cui quello relativo alla loro birra più popolare la Lagunitas IPA).
Qui sotto potete vedere la somiglianza fra l’etichetta della Lagunitas IPA e quella della Sierra Nevada Hop Hunter IPA.
C’è però un altro motivo per cui la Lagunitas si distingue da altre marche, ovvero il tono colloquiale con cui hanno scritto la loro etichetta. Date un’occhiata alle parole scritte intorno ai bordi della A Little Sumpin Ale: “Così, siamo tutti sulla disabilità collettiva. Che figata. Mettiamo un po’ di ghiaccio ed eleviamoci per un momento. Allora, cosa c’è in tv? Tesoro… Mi porti una birra dal frigo? …Potresti? …Dolcezza? Per favoreee…?”.
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